IL LUTTO E LE SUE FASI

Posted by CIA CAMISANO | gennaio 23, 2019 | Posts

ll lutto è in assoluto l’esperienza più devastante e disgregante che possa capitare ad una persona… perdere una persona cara è qualcosa che non possiamo controllare ne cancellare… ma solo subire passivamente. Il lutto porta con se una serie di fasi che si devono attraversare per riuscire ad elaborare quella perdita, superare il dolore e ricominciare a vivere. E’ importante conoscere queste fasi, soprattutto per chi sta vicino a chi sta attraversando un lutto e cerca di comprendere ciò che l’altro sta vivendo.

  1. STORDIMENTO

La prima fase è quella dello stordimento, dello shock e dell’incredulità di fronte alla notizia della perdita. La prima parola che la bocca esprime solitamente è un “No!” che comunica chiaramente la negazione di quell’evento da parte del nostro inconscio. In questa prima fase la difficoltà riguarda l’accettare emotivamente e razionalmente la perdita. in questa fase la persona sarà portata ad alternare fasi di calma innaturale a momenti di espressione intensa di sentimenti di dolore.

  1. COLLERA

In questa fase sono frequenti i vissuti di angoscia e irrequietezza incessanti. E’ come se ci fosse una tensione conscia o inconscia orientata alla ricerca della persona perduta. In questo momento la persona comincia a manifestare rabbia e collera e sembra voler ricercare eventuali responsabilità. Si pensa e si rimugina sulla perdita, sulle modalità in cui è avvenuto, su ciò che avrei potuto fare e ne si parla continuamente oppure, quando non ne si parla, il film si ripete silenzioso nella propria mente.

La rabbia è la manifestazione del fatto che non è stata ancora accettata l’idea della perdita definitiva. Il dolore e la tristezza coesistono dentro di sé e non si riesce a trovare pace, tanto che lo psicologo Bowlby conia l’espressione di “dolore senza scampo”. La persona si sforza di tenere insieme impulsi incompatibili: da un lato deve ammettere l’impossibilità del ritorno del defunto e dall’altro vive il desiderio incessante del ricongiungimento.

  1. DISORGANIZZAZIONE E DISPERAZIONE

La terza fase, la più lunga, corrisponde al culmine della sofferenza emotiva e alla disperazione. E’ in questo momento, infatti, che si riesce ad ammettere e ad accettare gradualmente la perdita della persona cara, come evento ineluttabile e permanente. Non si potrà mai tornare indietro. Chi rimane si chiude in se stesso, isolandosi dagli amici, diventa indifferente verso le situazioni della vita, sembra non provare alcuna emozione e alcun interesse per la realtà. La persona non pensa di riuscire a vivere in questa nuova condizione, senza il caro appena perduto.

Lo psicologo Bowlby sosteneva che questa fase di “stand-by” ha come fine ultimo quello di consentire a chi rimane di resettare il sistema per poi, in un secondo momento, prendere atto che la propria vita deve subire una ristrutturazione. Non è possibile andare avanti come prima, c’è bisogno di cambiare qualcosa.
  1. RIORGANIZZAZIONE

Lentamente, ma in maniera via via sempre più forte, si giunge a una riogranizzazione emozionale che consente la ripresa graduale della propria vita, delle proprie attività e degli interessi che erano stati abbandonati. Vengono mantenuti alcuni elementi legati alla precedente vita con la persona defunta perché ciò consente di provare un senso di vicinanza con la persona mancata, come se fosse ancora presente (dagli oggetti che non vengono gettati alle foto sul comodino ad esempio). Il legame con chi è venuto a mancare persiste nel tempo, non si dissolve, ma chi rimane riesce ora ad assumere delle iniziative in maniera indipendente e libera. L’assenza esterna, fisica, del defunto, si trasforma in presenza interna, viva nella memoria.

IL LUTTO PATOLOGICO

Si parla invece di lutto patologico, o mal elaborato, quando non si riesce ad arrivare all’ultimo step, congelando nella rabbia oppure della disperazione angosciante della seconda fase. In alcuni casi, si rimane persino alla prima fase, quella della negazione del lutto e stordimento, ad esempio quando, dopo anni dalla perdita, la persona continua ad apparecchiare la tavola anche per il defunto.

Questo blocco e congelamento che il lutto crea, non permette alla persona di ricostruirsi una vita. Forse, sottostante a questa difficoltà, c’è anche la paura di ricominciare in un nuovo modo, che richiede il mettersi in gioco e l’assumersi le responsabilità della nuova vita, incluso il diritto di tornare ad essere felice.

 

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