Può capitare che all’inizio di una relazione sentimentale ci si senta coinvolti in un turbinio di emozioni molto forti: desiderio di rivedere il partner al più presto, desiderio crescente di trascorrere del tempo insieme, voglia di condividere i propri interessi ed amicizie, piacere della reciproca compagnia, desiderio di fare progetti insieme, desiderio sessuale e così via.
Sono comportamenti che possiamo considerare “fisiologici”, che caratterizzano gli aspetti dell’innamoramento tipici delle fasi iniziali di un rapporto sentimentale (necessari mi verrebbe da dire..).
Noi oggi però parliamo di un fenomeno diverso, che non deve essere confuso con gli aspetti tipici dell’innamoramento: la Dipendenza affettiva. Si tratta di una modalità relazionale patologica che compromette in modo crescente la qualità della vita di chi ne è affetto, dal punto di vista lavorativo, familiare, sociale e razionale, caratterizzata da comportamenti di eccessivo attaccamento, dipendenza dalla presenza dell’altro e necessità crescente di contatto, in cui si arriva a negare e a rinunciare alla propria identità ed ai propri bisogni pur di garantire la presenza costante del partner, che viene considerato come sola ed unica fonte di gratificazione, sicurezza, amore e “cura”.
Le caratteristiche principali di un dipendente affettivo sono:
-TENDENZA A CONTROLLARE SÉ E GLI ALTRI: la persona si sente “tranquillizzata” solamente attraverso un assiduo controllo e cura dell’altro
– AUTOSTIMA STRETTAMENTE LEGATA AL CONTROLLARE E AL “GUARIRE” L’ALTRO: la persona dipendente ha bisogno – per sentirsi capace e valida – di identificarsi nel suolo del “salvatore”, ossia di colui/colei in grado di salvare l’altro rendendolo migliore
– ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ PER L’ALTRO, anche quando non richiesta
– DISINTERESSE DEI PROPRI BISOGNI: la priorità è data al soddisfacimento dei bisogni dell’altro, per tre ragioni fondamentali:
1) la cura dell’altro rappresenta la modalità principale attraverso la quale il dipendente si sente gratificato e degno di essere amato;
2) l’attenzione al soddisfacimento prioritario dei bisogni dell’altro ha una funzione di controllo indiretto;
3) attraverso lo spostamento del focus sui bisogni dell’altro, il dipendente evita di affrontare il proprio vuoto interiore e le proprie criticità emotive
– INCAPACITA’ DI DEFINIRE IL CONFINE TRA SE E L’ALTRO con tendenza alla fusione e alla simbiosi in situazioni d’intimità e di separazione
La persona presenta solitamente un basso livello di autostima, difficoltà a riconoscere i propri bisogni, le proprie emozioni e a definire la propria identità.
La principale priorità diventa prendersi cura dei bisogni e dei desideri degli altri, negando e non riconoscendo i propri e trascurando se stessi.