Oggi hanno ricoverato d’urgenza una mia piccola paziente (uso questo termine non con l’accezione di “assistita”; I bambini sono tutti pazienti, perchè hanno la pazienza di sopportare i limiti mentali di noi adulti).
E, mai come ora, mi sento di dover condividere con voi genitori non informazioni, ma pensieri ed emozioni riguardo alla mia professione. Perchè credo di averne bisogno. E ogni tanto bisogna concedersi anche il lusso di ascoltare e soddisfare i propri di bisogni.
Essere psicologa dell’età evolutiva non vuol dire avere una laurea in psicologia. Con master successivi. Avere uno studio con dentro giochi e disegni alle pareti. Staccare ricevute sanitarie e consegnare bigliettini da visita con disegnate le faccine felici di bambini spensierati. No. Non è questo. Tutte queste cose ai bambini non interessano. Loro hanno bisogno che tu sia nuda davanti a loro. Che tu ti voglia abbassare all’altezza dei loro occhi, senza giudizio e suggerimenti, in puro ascolto di quello che loro ti vogliono dire. Non vogliono essere studiati per poi essere aggiustati. Vogliono essere visti e soprattutto amati da te per quello che sono. Niente di più e niente di meno. E solo nel momento in cui tu avrai fatto spazio nel tuo cuore per loro, allora loro si lasceranno guidare da te verso il cambiamento. Perchè i bambini non si fideranno mai di te finchè non sarai disposto a mettere in gioco un pezzettino del tuo cuore. E’ un baratto: il tuo cuore di terapeuta per la loro fiducia. Nessuno può fregare l’altro. Soffro io e soffri tu. E di sofferenza i bambini ne sentono molta. E tu non la guardi da fuori, la senti da dentro. Li guardi negli occhi e senti una morsa nella pancia, l’angoscia di cose non dette (perchè i bambini non conoscono le parole per descrivere emozioni così frastornanti), fai da cassa di risonanza. E solo quando senti veramente quello che il bambino sta provando, allora puoi essergli d’aiuto. Non puoi rimanere lì, offuscato dal dolore, invischiato in sensazioni che ti bloccano il respiro e ti danno il capogiro. Tu devi tornare a galla e portare con te il bambino che si è affidato a te. E molte volte devi portare a galla anche la madre di quel bambino, e a volte anche il padre. E in quelle situazioni, diventi la madre ausiliaria di tutta la famiglia. Entri nelle emozioni profonde di tutti, le vivi dentro di te, regali loro un pezzo del tuo cuore. E un dono non si restituisce mai. Quando poi tutti saranno sulla riva sani e salvi a godersi il sole, allora tu ti farai da parte e permetterai loro di iniziare la loro nuova vita senza di te. E non è facile lasciare andare i propri figli. Vorresti tenerli lì, accanto a te, per proteggerli da quello che verrà. Vorresti gridare loro che tu ci sarai sempre e che il tuo amore per loro non è mercenario, ma è sincero e reale. E rimarrà per sempre.
Questo mi sento di dirvi stasera. Perchè ora, distesa nel letto, sento nella mia pancia la paura della mia piccola bimba in ospedale, il terrore della sua mamma, l’angoscia del suo papà. E so che domani dovrò uscirne, portando a galla non solo me stessa, ma anche loro. E che sarà dura. Molto.
Ma la gioia che proverò alla prima boccata a pelo d’acqua cancellerà tutta la fatica e la frustrazione. E’ per questo che lo faccio. E’ per questo che ho scelto questo lavoro. E non lo cambierei per nulla la mondo.